Giornata mondiale delle emoji 2021. Le emoji ci aiutano a creare un mondo più empatico 💞

Nella giornata mondiale dedicata alle emoji, condivido con piacere i risultati del Global Emoji Trend Report 2021 realizzato da Adobe, in cui sono state intervistate 7.000 persone provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Giappone, Australia e Corea del Sud. I risultati del sondaggio mi hanno sorpreso ed emozionato, soprattutto l’entusiasmo dimostrato dagli intervistati nei confronti delle emoji come mezzo di espressione. Inoltre, ho trovato risposta a una domanda che mi ponevo da tempo in relazione al ruolo delle emoji nella comunicazione digitale.

Ecco quanto emerso:

L’88% degli utilizzatori di emoji a livello globale ha maggiori probabilità di provare empatia per altre persone, se anche queste utilizzano le emoji.

Mentre ci apprestiamo a celebrare la Giornata mondiale delle emoji, questa statistica è molto incoraggiante. È quello che avevo sempre sospettato nell’ambito del mio lavoro di type designer e come sostenitore di emoji più inclusivi: questi pittogrammi, oltre a essere carini e colorati, hanno anche un grandissimo potenziale.

Personalmente, ritengo che l’empatia sia l’aspetto più importante della comunicazione. Anche se parliamo la stessa lingua di un’altra persona e siamo in grado di conversare con lei, se non ci impegniamo concretamente a provare empatia probabilmente non capiremo a fondo il significato delle parole di chi ci sta di fronte.

Il linguaggio può risultare molto astratto, soprattutto quando comunichiamo in modo digitale senza vedere le espressioni del viso dell’interlocutore e i suoi gesti oppure senza sentire il tono della sua voce. Credo invece che davanti al linguaggio figurato abbiamo una risposta più emotiva e quindi che le emoji ci aiutano a rappresentare meglio tono di voce, gesti e reazioni emotive rispetto alle sole parole. Questo è il grande potenziale delle emoji: aiutarci a creare un legame più profondo con i sentimenti che si celano dietro i messaggi inviati nei testi digitali.

Un po’ di dolcezza e leggerezza possono essere di grande aiuto

Talvolta le emoji vengono criticati perché troppo sdolcinati, ma questa dolcezza è fondamentale per attenuare un po’ la pesantezza che caratterizza la comunicazione online. A chi non è mai capitato di apparire involontariamente falso se non addirittura scortese, nelle comunicazioni digitali. L’antidoto all’essere percepiti come maleducati, quando probabilmente non era nostra intenzione esserlo, è aggiungere un tocco di leggerezza e sincerità grazie a un pittogramma che riporta il tono della conversazione sui binari giusti, così da mostrare e ottenere in cambio più empatia. Molti emoji sono dedicati alle emozioni positive, quindi è facile inserirli nelle nostre conversazioni per alleggerire la tensione.

Oltre la metà degli utilizzatori di emoji a livello globale si sente maggiormente a proprio agio quando può esprimere le emozioni attraverso le emoji anziché durante conversazioni telefoniche (55%) o di persona (51%).

Non mi sorprende che così tante persone si sentano maggiormente a loro agio con le emoji invece che durante le chiacchierate di persona o al telefono. Le emoji ci danno la possibilità di fermarci e scegliere l’immagine più adatta a esprimere i nostri sentimenti, che speriamo vengano percepiti anche dall’altra parte. Anche quando parliamo di argomenti tristi, spesso riusciamo comunque a trovare un emoji adatto a comunicare agli altri che ci teniamo a loro, anche se stiamo dicendo cose che potrebbero essere difficili da ascoltare.

E questo vale anche per contesti meno seri. Il corteggiamento è sempre un’impresa rischiosa, specialmente nella nostra epoca caratterizzata da appuntamenti e comunicazione online. È pericolosamente facile anche per l’individuo più affascinante risultare strano o impacciato online. Quando facciamo conversazione con persone nella vita reale, ad esempio, non dobbiamo rispondere a tutte le sollecitazioni in modo verbale, talvolta uno sguardo o una faccia buffa sono sufficienti a far capire il nostro pensiero.

“O la va, o la spacca”: i tre principali emoji quando si tratta di corteggiamento e appuntamenti.

In una conversazione scritta, può risultare molto più difficile capire come rispondere quando qualcuno ci rivolge una domanda diretta. Spesso non sappiamo quali parole vuoi usare. Inviare semplicemente con un emoji può aiutarci a esprimere noi stessi con facilità, anche se ciò significa non rispondere alla domanda in modo diretto.

Comunicare attraverso culture e lingue diverse 💁🏾

Lo studio di Adobe sulle emoji è importante perché ha coinvolto tante persone che vivono in Paesi diversi. Sorprendentemente, lo studio ha riscontrato che le persone amano utilizzare le emoji per esprimere sé stessi e che questi simboli aiutano anche a superare le barriere linguistiche e a formare legami che diversamente sarebbero più difficili.

In quanto queer, per me e per molte delle persone che conosco, una parte consistente delle mie relazioni importanti sono iniziate online e nell’ambito dei social media. Ho conosciuto persone di cui conosco la lingua parlata e scritta solo in modo molto approssimativo. Ho chattato in mandarino e in spagnolo, ad esempio, e a parte le mie rudimentali capacità di conversazione, un uso consapevole delle emoji ha spesso aiutato a mantenere intatti questi legami.

La maggioranza degli utenti globali concorda sul fatto che le emoji permettono di esprimersi con maggiore facilità (90%) e di comunicare al di là delle barriere linguistiche (89%).

Secondo un modo di dire ❛un’immagine vale più di mille parole❜. Non sono sicuro che un emoji ne valga davvero 1000, ma certamente aiuta a coltivare i nostri rapporti nel mondo digitale.

Quella attuale è un’epoca di empatia 🥰

Stiamo vivendo un momento cruciale della nostra storia di esseri umani: stiamo diventando più consapevoli delle differenze e delle difficoltà affrontate dagli altri e come mai prima d’ora proviamo a capirci reciprocamente. Tutto ciò che trasmette empatia e comprensione ci offre un vantaggio fondamentale. È il momento giusto per affrontare quelle conversazioni così difficili su razza, genere, politiche e disparità di trattamento da parte delle autorità che ci permetteranno di rendere il mondo un posto migliore per tutti.

Sono tematiche complesse, eppure, nonostante questa complessità, c’è margine per utilizzare le emoji in modo consapevole. È quello che ho provato a fare nella mia carriera; ecco perché, ad esempio, ho proposto con successo emoji più inclusivi, riuscendo nel frattempo a stimolare una conversazione sul tema del genere.

Il 70% degli utilizzatori concorda sul fatto che le emoji inclusivi possono favorire conversazioni positive su importanti problemi di natura socioculturale.

La mia filosofia personale riguardo alle emoji è che servono a ricordarci che viviamo in un mondo fatto di persone e cose reali, anche se rappresentiamo il nostro aspetto in modo stilizzato usando piccole faccine gialle sorridenti o immagini in stile cartoon degli oggetti che amiamo. Grazie ai pittogrammi riusciamo a entrare in sintonia con quei concetti e quelle idee in modo più profondo di quanto non faremmo con le sole parole.

A volte percepiti in modo negativo perché impoveriscono la lingua, altre in modo positivo come mezzo di espressione nuovo e divertente, le emoji sono soprattutto uno strumento a nostra disposizione per raccontare la nostra storia personale. Uno degli aspetti migliori dello storytelling è che tutti hanno una storia da raccontare. Per quanto mi riguarda, penso che le storie migliori siano illustrate da immagini 🖼 e che i racconti più coinvolgenti abbiamo la capacità di cambiare profondamente e in meglio il mondo che ci circonda.